La campagna cerealicola 2024 è stata fortemente caratterizzata dalla siccità, con un caldo anomalo fuori stagione che ha prodotto come risultato nella nostra provincia, tanto verso la costa che nelle zone interne montane, una qualità del grano elevatissima ma rese ad ettaro decisamente scarse; con gli agricoltori molto preoccupati per gli equilibri economici aziendali. Una combinazione che non si registrava da decenni ma che, con i cambiamenti climatici in atto, corre il rischio di diventare una regola.
Per questo Confagricoltura Foggia, consapevole della strategicità della economia del grano per il nostro territorio, intende procedere su un doppio binario a tutela di uno dei prodotti simbolo della Capitanata. Da un lato ha sollecitato a livello nazionale, prima associazione di categoria in Italia, il riconoscimento di un fondo ristoro per le zone colpite dalla siccità. Dall’altro, però, sta mettendo in campo interventi per la valorizzazione e la tipizzazione del prodotto locale. Un modo per ottimizzare la resa economica del nostro grano lungo la filiera.
È chiaro che a preoccupare è l’insufficienza di prodotto per il fabbisogno nazionale che potrebbe spingere verso una maggiore importazione di grano da altri Paesi. Un eccesso che, se non adeguatamente gestito, potrebbe influenzare negativamente le borse merci locali nella compilazione dei listini.
Solo la capacità di fare massa critica dei produttori, per incidere su domanda e offerta nella dinamica di formazione del prezzo, può aiutare nel medio lungo periodo le aziende del territorio. In questa direzione Confagricoltura Foggia con il suo presidente e componente della Giunta nazionale, Filippo Schiavone evidenzia che: “bisogna scongiurare nelle prossime settimane una offerta eccessiva di prodotto. Solo l’immissione regolata sulle reali esigenze della filiera può aiutare a determinare un prezzo adeguato per la qualità del prodotto locale”.
L’invito che viene rinnovato dall’organizzazione di categoria più rilevante per la cerealicoltura dauna, è conferire il grano alle Organizzazione di prodotto o alle Cooperative di agricoltori.
“Abbiamo necessità che anche da noi – conclude Schiavone – prenda corpo una logica imprenditoriale che privilegi politiche di sistema in grado di valorizzare il lavoro dei cerealicoltori. I produttori di grano grandi e piccoli, dal canto loro, devono maturare la consapevolezza che la cerealicoltura in Capitanata ha un futuro solo se si saprà dare valore adeguato alla qualità del nostro grano. Tutto questo all’interno di una filiera che, se saprà evitare le tentazioni della speculazione, dovrà garantire ritorno economico a tutte le componenti.