Importanti trader da alcuni giorni comprano grano duro estero, quasi certamente di dubbia qualità in base al prezzo d’acquisto, per rivenderlo ai commercianti locali. Fin qui nulla di strano!
Al momento della vendita, la relativa fattura, in molti casi, porta la seguente dicitura (fuorviante?) “grano duro naz.”, laddove per “naz.” dovrebbe intendersi nazionalizzato.
Correttezza vorrebbe che in fattura si indicasse: “grano duro d’importazione nazionalizzato”. Certo non è obbligatorio, anche se chiederemo al Ministro Bellanova – riferisce il Presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone – di renderlo tale. In modo da non “ingannare” i commercianti o, qualora consapevoli, non invitare quelli poco seri (vivaddio non tutti!) ad acquistare a prezzi convenienti per poi farne miscele con grani locali o, peggio ancora, trasformarli in maghi che tramutano in nazionale il grano estero.
Non a caso, in un momento di crescita del prezzo del grano locale, anche per la scarsa disponibilità di prodotto dovuta alle avversità atmosferiche, è bastato il semplice arrivo di tali grani esteri per invertire la tendenza di mercato.
“Siamo consci che i pastifici vogliano pagare prezzi d’acquisto del grano più bassi – continua Schiavone – ma non vorremmo che per raggiungere tale obiettivo acquistino grani che d’italiano abbiano solo la scritta in fattura”.
“Inviteremo gli organi ufficiali preposti affinché controllino e seguano il percorso dei grani esteri, dal loro arrivo nei porti italiani fino alla loro trasformazione in pasta. Senza nessuna demonizzazione della pasta “estera” ma con l’obiettivo che i consumatori siano consci di quello che acquistano”. Insomma la tutela della salute dei consumatori passa anche per la protezione dei giusti prezzi di vendita del grano dei cerealicoltori.