Made in Italy: serve un progetto strategico per l’export

Alla vigilia della autorizzazione da parte del Wto agli Stati Uniti ad applicare dazi aggiuntivi sui prodotti importati dalla Ue, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti lancia l’allarme:

“L’Italia rischia di essere tra i Paesi più colpiti dai dazi Usa che potrebbero arrivare fino al 100% del valore dei prodotti in arrivo dall’Unione”.

Giansanti sollecita quindi un’iniziativa urgente del governo e pone in evidenza come l’intera filiera lattiero-casearia sarebbe tra le più colpite.

“Il Made in Italy è un marchio vincente ed un numero crescente di consumatori in tutto il mondo riconosce la qualità dei nostri prodotti. Il cosiddetto Italian Sounding, in fondo, non è altro che l’altra faccia della medaglia di questo successo; si imitano i prodotti vincenti”.

Giansanti ha ricordato pure che, con un fatturato che supera i 140 miliardi di euro, quello alimentare è il secondo settore manifatturiero in Italia e che circa un quarto del fatturato deriva dalle esportazioni, aumentate del 25% nel periodo 2013-2018.

Viaggiamo, però, al di sotto delle nostre potenzialità – osserva il presidente di Confagricoltura -. Nell’export agroalimentare siamo superati nella UE non solo da Francia, Spagna e Germania, ma anche da Belgio e Paesi Bassi, che non hanno tradizioni alimentari comparabili con le nostre. Le nostre esportazioni possono aumentare di dieci miliardi di euro nel giro di pochi anni, ma occorre rilanciare su basi nuove i rapporti tra le diverse parti della filiera, per condividere un progetto di crescita nel medio lungo periodo”.

Per Confagricoltura è una questione soprattutto di ‘sistema Paese’ e di infrastrutture. Per questo occorre un progetto strategico sulle grandi questioni della competitività, della sostenibilità economica ed ambientale, delle innovazioni, della capacità di intercettare le nuove esigenze dei consumatori.

Giansanti ribadisce, inoltre, come il nostro agroalimentare abbia assoluto bisogno di mercati aperti e di libera concorrenza. E, dal momento che il sistema di regolazione degli scambi basato sulle decisioni dell’Organizzazione mondiale del commercio è in crisi, gli accordi commerciali sottoscritti dalla Ue rappresentano l’unico strumento disponibile per aprire nuovi mercati per le nostre produzioni.

E’ evidente – sostiene – che non tutti gli accordi sono vantaggiosi allo stesso modo. Lo sono quelli siglato dalla Ue con il Canada e il Giappone. Non altrettanto quello con i Paesi del Mercosur. I problemi non mancano, sia chiaro. Gli accordi bilaterali devono innanzitutto garantire condizioni di reciprocità. E soprattutto occorre assicurare che i Paesi terzi rispettino le regole europee in materia di sicurezza alimentare, tutele sociali e protezione delle risorse naturali”.

“L’unica alternativa – conclude il presidente di Confagricoltura – diventa quella delle guerre commerciali con dazi e misure di ritorsione. Ma ai dazi si risponde con altri dazi e alla fine perdono tutti”.

 

 

 

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